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Recensione - Il tempo dell'attesa di E. J. Howard

mercoledì, novembre 08, 2017 Baba Desperate Bookswife 0 Comments


Il libro
Il tempo dell'attesa di Elizabeth Jane Howard
Editore: Fazi| Pagine: 638| Pubblicazione: 2016 | Prezzo 18,50€| Trama Qui
Genere: narrativa straniera, saghe familiari 
Notizie sull'autrice
Elizabeth Jane Howard
(Londra, 1923 – Bungay, 2014). Figlia di un ricco mercante di legname e di una ballerina del balletto russo, ebbe un’infanzia infelice a causa della depressione della madre e delle molestie subite da parte del padre. Donna bellissima e inquieta, ha vissuto al centro della vita culturale londinese della seconda metà del Novecento e ha avuto una vita privata burrascosa, costellata di una schiera di amanti e mariti, fra i quali lo scrittore Kingsley Amis. Da sempre amata dal pubblico, solo di recente Howard ha ricevuto il plauso della critica. Scrittrice prolifica, è autrice di quindici romanzi. La saga dei Cazalet è la sua opera di maggior successo. Fazi Editore ha pubblicato il romanzo Il lungo sguardo e i primi quattro capitoli della saga: Gli anni della leggerezza, Il tempo dell’attesa, Confusione e Allontanarsi.
Recensione

Ed eccoci giunti al secondo capitolo di questa saga. Se la recensione del primo è stata apparentemente più semplice, con questo volume gli ostacoli si fanno notare.

La guerra è iniziata, così, nonostante non tutti siano d'accordo, l'intera famiglia si rifugia ad Home Place, visti i bombardamenti ed i pericoli sempre più frequenti. Le donne, sopratutto le ragazzine, hanno un ruolo fondamentale. Polly e Clary si annoiano letteralmente, loro continuano le lezioni con
l'istitutrice - Miss Milliment - e non vengono messe al corrente di tutto quello che succede al di fuori del loro giardino. Non si sentono realizzate e ovviamente non vedono l'ora di crescere, Clary vorrebbe diventatre una famosa scrittrice mentre Polly desidera una casa propria con tutta se stessa.
Poi c'è Louise, ribelle ed altezzosa in casa e timida e spaesata fuori. Conoscerà la sua futura migliore amica, Stella Rose, dal carattere importante e senza troppi peli sulla lingua. La sua situazione non è per nulla facile, dati i rapporti pessimi con la madre e il terrore nei confronti del padre, Louise vuole percorrere una strada sua, ma sopratutto è terrorizzata che le assegnino un compito che non sia quello di recitare. Conoscerà un pittore famoso, Michael, che le farà girare la testa a fasi alterne, ma che la farà sentire importante ed apprezzata da qualcuno.
In questo secondo capitolo si percepisce l'impotenza delle persone nei confronti della guerra, si respira un'aria di sconforto e di desolazione. L'apprensione per i cari è molta e comunque, che piaccia o meno, non c'è nulla che uno possa fare se non attendere. Trascorrono i mesi e sembrano sempre tutti uguali, le notizie arrivano via radio, si spera sempre che un membro della famiglia possa far ritorno da un momento all'altro ma le speranze si fanno flebili, ogni giorno di più.
Anche in questo caso sembra di non essere arrivati a nulla, invece, una volta chiuso il libro ci si rende conto di quanti passi siano stati fatti in silenzio e con la dovuta pazienza.
La Howard ha il dono della narrazione e non lascia niente al caso. Apparentemente scrive di nulla, ma quel nulla lo affronta con potenza e carattere. Ha costruito dei personaggi, gli ha dato una forma, un carattere e la parola e lei, da brava burattinaia tiene tesi i fili, oppure li taglia, a suo piacimento.
Se c'è una cosa che non è semplice per niente è riuscire a tenere viva l'attenzione in un momento di calma piatta: tutti chiusi in una casa, a combattere contro i propri fantasmi, aspettando che finalmente accada qualcosa, che la guerra finisca, che Hitler venga sconfitto. Durante i giorni dell'attesa tutto diventa interessante, anche la banale scelta degli ingredienti per una torta. Durante i tempi dell'attesa, quelli che sarebbero normali problemi diventano drammi, perchè la casa si trasforma in un teatro dall'ottima acustica.
Sono affascinata da questo mondo, così lontano dalla mia vita eppure così comprensibile. I componenti della famiglia Cazalet, proprio grazie ai lori caratteri bizzarri, sono amici e continuo a rammaricarmi a causa dei loro grattacapi. Credo di essermi impantanata in un bel guaio perchè se al termine del secondo romanzo sento già la presenza di una possibile mancanza...sarà dura. 
Punti forti

- L'aver potuto conoscere meglio le tre ragazze, così diverse, ma comunque così unite alla casa di origine, anche se nessuna di loro lo ammetterebbe mai.
- Il sentirsi al sicuro in una dimora che non è la propria: mi sembra di vedere le fanciulle mentre fanno il bagno, la Duchessa mentre compila le liste, Rachel mentre legge il giornale al Generale, Miss Milliment intenta a fare lezione e a rispondere a domande scomode. Quando apro il libro sento di essere nel posto giusto e si aprono le porte di un'abitazione che non è la mia, ma in qualche modo, per qualche mese lo sarà eccome.
- La voglia di proseguire, scoprire cosa accadrà, temere di saperlo, ma in fondo al cuore sperare di essersi sbagliati.


  

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