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Oggi intervisto... Michela Tilli

lunedì, novembre 06, 2017 Baba Desperate Bookswife 2 Comments

Carissimi lettori, buonasera! Dopo aver letto questo libro non ho potuto trattenermi, dovevo sapere qualcosa in più, avevo bisogno di scavare più a fondo. Ringrazio la casa editrice Garzanti per l'opportunità e ovviamente l'autrice per la disponibilità. 
Se non lo avete ancora fatto, beh leggete questa intervista ed andate a comprare il romanzo di Michela, poichè è un'autrice italiana che ha tanto da dare al suo pubblico. 
A proposito, qui trovate la mia recensione: Recensione.

1- Ciao Michela, grazie per avermi concesso questa intervista, con piacere ho letto questo tuo nuovo romanzo, che ho apprezzato molto e subito mi sono chiesta: quanto è impegnativo scrivere storie dure, dolorose, e sopratutto malinconiche? 
Quando scrivo mi immergo in un mondo, mi lascio trascinare e coinvolgere fino in fondo. È chiaro che scrivere un romanzo, che richiede un tempo lungo, una concentrazione costante, comporti un impegno pesante dal punto di vista emotivo. Questo avviene soprattutto se la storia da raccontare è triste. Però l'orizzonte che ho di fronte è sempre quello della speranza, della catarsi delle emozioni, della luce che penetra attraverso le crepe. Piangere fa bene se si va oltre e scrivere e leggere servono proprio ad andare oltre. La cosa più difficile da affrontare, quando scrivi di dolore, è il giudizio altrui,
di coloro che pretendono di essere circondati solo da storie leggere e te ne fanno una colpa. Come se ti dicessero, siamo fragili, ma non è il caso di ricordarcelo. Io invece credo sia utile e anche bello rifletterci su.

2- In “Basta un attimo” si parla di perdite, depressione, difficoltà della vita ma anche e sopratutto di problemi adolescenziali. Io sono consapevole di aver fatto disperare i miei genitori e leggendo il libro mi sono sentita molto in colpa. Come è stato il tuo di rapporto? Ma sopratutto credi che ci sia una “chiave” per entrare in sintonia con un ragazzo che sta cambiando? 
Io ho vissuto l'adolescenza e ora sto vivendo sull'altra faccia della luna, come madre di due adolescenti. Riflettere sul mio dolore giovanile mi ha aiutato molto in questa nuova impresa. Il mio problema più grande era non sentirmi riconosciuta come individuo, non più la bambina simpatica di ieri, non ancora la donna che sarei diventata. Per questo oggi credo che la chiave sia l'ascolto: dare credito, non pretendere coerenza da chi ogni giorno si scopre diverso, non dire mai ci siamo già passati tutti, perché non è vero. Ogni adolescente è un nuovo miracolo.

3- Le amicizie. Rare. Preziose. Difficili da preservare e difendere. Quando qualcosa si incrina pensi si possa trovare una soluzione oppure ormai quello che si è rotto non si aggiusta più? 
Credo che il bello dell'amicizia sia volersi bene nonostante tutto e senza un motivo. La vita ci mette alla prova, però, e non sempre abbiamo il tempo per recuperare. Le amicizie vanno coltivate, senza pretendere troppo, godendosi ciò che di buono ci sanno dare.

4- Nel tuo romanzo c’è una sola vera vittima. Poi ci sono le persone che soffrono, e subiscono le conseguenze dell’accaduto. C’è chi scappa e chi invece resta. Ma entrambe non trovano pace. Io da quando sono ragazzina ho sempre pensato di darmi alla fuga in caso di emergenza, ma alla fine sono sempre rimasta. Tu cosa ne pensi? Si possono combattere le proprie paure anche scappando?
A volte si scappa per proteggersi. Io ho sempre pensato che la fuga fosse una buona strategia, intesa anche come chiusura dei rapporti difficili. Negli ultimi anni però in due o tre occasioni, sia sul lavoro sia nei rapporti personali, ho provato a resistere. E ho scoperto che alla fine la scelta è mia: fuggire è arrendersi in partenza, solo restando si vede come va a finire. E cos'altro è la vita se non questo? Vedere come va a finire, provarci, stare al gioco.

5- Miriam mi è piaciuta moltissimo, nonostante i fantasmi del passato e nonostante un marito che minimizza sempre tutto, non si arrende, anche se fa una fatica tremenda. Qual è la cosa che le manca di più? 
Anche a me Miriam piace moltissimo! Le manca un po' di autocompassione, di leggerezza. Deve perdonarsi, accettarsi. Le farebbe bene sapere che noi l'amiamo. Ma anche Lucia, Guido e Andrea la amano. Deve solo leggere nei loro gesti.

6- Quando hai capito che dovevi raccontare questa storia? 
Ho capito che dovevo scrivere questa storia qualche anno fa, quando i miei figli erano piccoli e ho cominciato a confrontarmi con la responsabilità di badare a loro e ai loro amichetti. Sentivo una differenza profonda, un amore viscerale per i miei che mi spingeva per reazione a controllare ancora di più che gli altri, che percepivo come "estranei", stessero bene, fossero al sicuro. 

7- Qual è stato il personaggio più difficile da raccontare? E quello che invece hai gestito con più facilità? 
Elena è stata sicuramente la più difficile con cui confrontarmi. Solo pensare al suo dolore mi faceva tremare. Personaggi facili non ce ne sono mai, ma creare Lucia mi ha divertito molto, soprattutto immaginarmela alle prese con il primo amore, sfatare questo mito romantico, raccontare quel desiderio infinito che a quell'età può essere solo deluso perché è troppo grande.

8- Adesso davvero mi piacerebbe sapere come ti organizzi quando scrivi: segui l’ispirazione e vai a braccio per poi correggere o segui una strada precisa tracciata precedentemente? 
Seguo una strada precisa e poi cambio durante il percorso. È come partire per un viaggio, informarsi prima, procurarsi le mappe e poi però sentirsi liberi di esplorare e cambiare itinerario. Mi piacciono molto le contraddizioni, credo che la risposta giusta sia sempre nella dialettica degli opposti. Il che non vuol dire nel mezzo, ma nel movimento: ogni cosa ha bisogno del suo contrario per avere senso.

9- Michela, a me piace tantissimo quando qualcuno consiglia delle valide letture. Qual è stato l’ultimo libro che hai letto? E invece un romanzo che secondo te tutti dovrebbero leggere? 
L'ultimo libro che ho letto è stato Il lupo mannaro di Boris Vian, una raccolta deliziosa di racconti, soprattutto quello del lupo Denis. L'ho visto a teatro, raccontato da Gabriele Calindri e me ne sono innamorata.
Un romanzo che tutti dovrebbero leggere è Cecità, di Saramago. E lasciami dire anche La storia infinita, di Michael Ende. Sono romanzi agli antipodi, che però raccontano, entrambi, l'umanità nelle sue radici.

10- Ultima domanda per te. Banale, me ne rendo conto, ma sono curiosa: stai lavorando su di un’altra storia oppure sei in pausa? Noi lettori vogliamo sapere. E prima che tu mi risponda ti ringrazio, per il tuo tempo e per la tua disponibilità. 
Lavoro sempre a tante cose insieme, non riesco a stare senza scrivere. C'è un'altra storia in arrivo e una terza che sta già nascendo. Se avrete voglia di leggermi ancora, ne parleremo presto!

Avete letto? Michela sta scrivendo qualcos'altro per noi! Notizia interessante, inutile dire che non vedo l'ora. Carissimi, grazie e a presto, con una nuova recensione. With love...

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2 commenti:

  1. Che bella questa intervista sister! Mi piace soprattutto la parte dove Michela dice: "E ho scoperto che alla fine la scelta è mia: fuggire è arrendersi in partenza, solo restando si vede come va a finire. E cos'altro è la vita se non questo? Vedere come va a finire, provarci, stare al gioco."
    Troppo spesso si fugge per paura di fallire, per paura di non essere in grado, per paura di trovarsi davanti qualcosa di più grande di noi. Ma solo provando a restare si può scoprire se avevamo torto o ragione; altrimenti restano solo rimpianti! ;)

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    1. Già, hai proprio ragione, spesso si vive nella paura, sopratutto di sbagliare e non si vive davvero. Io spesso sono scappata, perché sembrava la cosa più facile da fare. Ma lo è veramente? Se le cose non si affrontano...non si leveranno mai dai piedi.

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